GATTI E MACACHI
I suoi occhi fino ad un attimo prima erano due fessure per via del sole che gli batte sul muso ma improvvisamente si spalancano attenti. Sono arrivati loro, un gruppetto di macachi, a disturbare la quiete pomeridiana.
Il gatto che sto accarezzando fa parte di una folta colonia che viene tollerata apposta perché tiene lontani dalle camere le bande dei macachi teppisti.
Tra le due specie non corre affatto buon sangue. Il gatto di cui sto parlando non viene nutrito, non è proprio un gatto domestico, gli unici contatti che ha con l'uomo sono le sporadiche coccole che qualcuno ogni tanto gli fa e lui si concede svogliatamente fino a quando gli fa comodo.
I macachi invece di contatti con l'uomo non ne hanno per nulla, a parte qualche imprudente turista che vuole dargli qualche cosa da mangiare.
Allora si scatena il putiferio. Lotte e zuffe per accaparrarsi il boccone, schiamazzi, urli e ciuffi di peli che svolazzano.
Un pomeriggio torno in camera e sembra che sia passata una squadra di malfattori. Ho lasciato imprudentemente la finestra aperta e loro, i delinquenti, ne hanno approfittato. I macachi sono gli animali più disordinati che mi sia capitato di incontrare.
Quando penetrano in un'abitazione non si salva nulla. Tutto ciò che esiste nella stanza viene gettato malamente qua e la. Se poi si considera che avevo una tavoletta da ½ chilo di cioccolato fondente chiusa in un cassetto.
I malviventi non riuscivano ad aprire il cassetto quindi hanno sfogato la loro frustrazione su tutto quello che hanno trovato in giro. Nulla si è salvato. Ogni cosa a cui riescono ad aggrapparsi la usano come trampolino per saltare da un'altra parte. Lampade, sgabelli, letto, sedie, il rotolo della carta igienica. tutto serve per appoggiarsi e poi fa una brutta fine.
Il gatto invece è metodico e ordinato, si muove con cautela e quando decide di attaccare è fulmineo. I macachi hanno terrore del gatto e dei suoi artigli, specie se è affamato. Non lo sapevo ma il gatto (almeno, questi gatti) è più veloce e più agile del macaco se non si trova tra i rami.
Se riesce ad isolare un piccolo o un individuo giovane questo diventa la sua preda. Non ho mai visto un gatto catturare un macaco ma li ho visti mentre se ne cibavano.
Il mio gatto spalanca gli occhi, sta fermo un attimo e poi si muove sinuoso verso il gruppetto. Questi si interrogano un po' sul da farsi poi il capo banda lancia un segnale d'allarme e tutti scappano sparpagliandosi a destra e a manca.
Torna la quiete, il principesco felino per oggi ha salvato la mia stanza.
ALLA RICERCA DI UKUNDE
Spensierati come i tre porcellini io, Simonetta e Luca decidiamo di andare a
trovare un medico collega di Luca che opera in una zona sulla costa sud del
Kenya in una località chiamata Ukunde. Noi ci troviamo 12 Km a nord di
Mombasa, quindi ci muniamo di carta geografica e studiamo la zona. Dopo un
po' individuiamo la località ma la carta è molto approssimativa quindi
ognuno da una stima sulla distanza da percorrere. Risultato: uno dice 60Km,
uno 85 e uno 130. L'unica cosa su cui siamo d'accordo è che dobbiamo andare
verso sud..
Pierre e Francoise sono due gentili coniugi francesi sulla sessantina che
trascorrono alcuni mesi all'anno in Kenya. Hanno un fuoristrada che ci
mettono a disposizione (chissà perché tutte le macchine che ho usato in
Africa avevano almeno una porta che non funziona.).
Quindi saliamo sul bel Pajero e ci dirigiamo verso Mombasa. Entriamo nella
città dal grande ponte di Nyali e l'attraversiamo tutta. A sud (Mombasa è un
'isola) dobbiamo prendere il traghetto di Likoni per ritornare sulla
terraferma.
A Likoni (brutto posto periferico in cui l'imperativo è
sopravvivere) il traghetto deve percorrere non più di 200 metri, ma non si
riesce a costruire un ponte come a Nyali. Il motivo mi sfugge. Il costo del
traghetto è irrisorio.
Dall'altra parte la strada inizia a snodarsi sotto
alberi maestosi e lungo filari di palme. Luca inizia a parlare dei suoi
esami all'università di Zurigo ed il discorso cade su quello di patologia.
Per quasi un'ora si parla di morti ammazzati, di come scoprire le cause dei
vari tipi di morte violenta, gente annegata, colpita dal fulmine, soffocata,
bruciata ed altre amenità.
Ukunde non si vede, il sole inizia a bruciare, il
condizionatore ovviamente non funziona.
Sono trascorsi più di 100 km ma Ukunde non si vede.
Facciamo un riepilogo veloce di quello che abbiamo
visto, ma più che gruppetti sparuti di capanne non abbiamo incontrato.
Proseguiamo e il discordo muore lentamente (anche quello.) e iniziamo a
osservare tutte le indicazioni che troviamo. Nulla! Ukunde forse non esiste!
Eppure sulla carta era segnata!
Alla fine alcune persone. Decidiamo di chiedere ma subito notiamo che sono
loro che ci fermano. Sono in divisa, sarà un posto di blocco. Dal finestrino
il militare ci saluta e ci chiede i passaporti. Glieli diamo e lui ci chiede
per quale motivo andiamo in Tanzania.. Ma come in Tanzania!!!!
Eh si, siamo giunti alla fine del Kenya e la strada che vediamo davanti è già Tanzania.
Si, ma.. E Ukunde?
Il militare ci guarda un po' perplesso.
Ukunde? E' a 15 km da Mombasa, ne avete fatti 150 di troppo!!
CONSIGLIO TRIBALE
Problema:
Dato un pavimento di 20 metri quadrati (5 metri per 4 metri) sollevare le
pietre piatte che lo ricoprono, con cemento fresco rifare la base ben
livellata e posare nuovamente le pietre.
Soluzione europea:
Prendi un muratore magari bergamasco con un ragazzo apprendista che lo aiuta
e in poche ore terminano il lavoro.
Soluzione africana:
Li conto e non ci credo. Li riconto, sono 19! Si, proprio diciannove! Ma ci
vogliono diciannove persone per 20 metri quadrati di pavimento?? In Europa
no, sarebbe antieconomico, costerebbe come piastrellare il pavimento di una
villa. In Africa si, non farlo non sarebbe democratico. Tutti quelli che
utilizzeranno il pavimento hanno il diritto di esprimere la propria opinione
ed intervenire per correggere il lavoro.
Mi siedo per osservarli, uno ha in mano la cazzuola, uno un badile, uno la
livella ecc. ecc. Ogni operazione che si compie, dalla composizione del
cemento alla posa della lastra viene decisa all'unanimità. L'obiettivo non è
un risultato ottimale con costi adeguati ma un risultato che vada bene a
tutti infischiandosene dei costi. Eh già, qui il tempo non costa nulla. Se
non finiscono oggi finiranno domani oppure dopodomani, l'importante è che il
pavimento alla fine soddisfi tutti.
Piano piano, con la flemma africana il lavoro procede, ogni tanto nasce
qualche discussione sul modo di posare una pietra, si prova e si riprova,
quando tutti sono soddisfatti si passa alla pietra successiva.
Ah. che bello lavorare così. meno male che non devono lastricare la Moi
Avenue a Mombasa. te le immagini novecentomila persone che si riuniscono per
decidere come posare la pietra successiva?
COREOGRAFIE URBANE
Descrivere il traffico di Mombasa è un'impresa che ha del sovrumano, un po'
come trovarcisi in mezzo.
Bisogna immaginare uno di quei pianisti negri che
suonano il jazz e ti stupiscono con evoluzioni virtuosistiche geniali e
inaspettate. Note che ti sommergono da tutte la parti quando meno te le
aspetti.
Lo stesso sono le auto a Mombasa. Pur essendoci la guida a sinistra
come in Inghilterra le auto possono arrivare da tutte le parti. Entrando a
Mombasa da nord, dopo il famoso ponte di Nyali c'è una grossa via di cui non
ricordo il nome che porta verso il centro. In mezzo c'è un'aiuola
spartitraffico.
Un bel giorno il traffico è bloccato. anzi, più bloccato del
solito, direi che è fermo da tempo. La causa è un autobus che doveva fare
inversione di marcia. Non avendo voglia di arrivare alla prossima rotonda, l'autista ha pensato bene di scavalcare l'aiuola per immettersi nella corsia
opposta.
Peccato che il bus sia troppo lungo e a un certo punto non può
andare più né avanti né indietro (anche per la colonna di macchine che lo
circondavano ovunque).
Ma gli africano non si perdono d'animo mai, quindi
qualcuno pensa di andare a chiamare il proprietario di un negozio che al
momento è chiuso. Le vetrine danno sulla strada, se si riuscisse a far
entrare il bus per due metri nel negozio avrebbe lo spazio per completare la
manovra. Con una solerzia inaspettata arriva il proprietario, aprono le
serrande, sbaraccano la merce ed il bus entra trionfalmente nel negozio!
Morale: l'Africa è completamente diversa dal nostro modo di pensare, non si
può criticare determinate scelte o modi di fare. Non si può andare in Africa
con una mentalità europea. Non la si capirebbe, anzi la si troverebbe
assurda. Non ci sono indicazioni per strada che aiutino a trovare un paese,
la gente lavora con ritmi differenti e quando si ordina qualche cosa al
ristorante c'è il rischio di aspettare tanto tempo oppure arriva subito ma
non è giusta oppure il conto è sbagliato. Non è come pensano molti europei
che i negri sono sfaticati oppure vogliono approfittarsene. Gli africani
vivono con ritmi diversi, sono più in sintonia col mondo circostante di
quanto lo siamo noi, non hanno fretta. Ne è la triste prova che la malattia
più diffusa in Africa non è la malaria oppure l'AIDS o strani morbi
tropicali ma l'ipertensione. Il confronto brutale con un tipo di società
occidentale da parte di gente impreparata a sostenere tali ritmi ha
provocato più vittime delle epidemie bibliche!
Morale 2: Evitare in maniera assoluta di guidare in Africa, almeno la prima
volta che ci si va. Prima è meglio vedere cosa può succedere!